Da quasi trent’anni lavoro nel campo della sicurezza pubblica e nel tempo libero sono istruttore di Apnea, una disciplina sportiva nella quale la componente mentale è fondamentale...
Da quasi trent’anni lavoro nel campo della sicurezza pubblica e nel tempo libero sono istruttore di Apnea, una disciplina sportiva nella quale la componente mentale è fondamentale. Dalle esperienze accumulate sul campo, posso affermare che oggi la relazione sicurezza/giovani ha subito una sensibile variazione.
Fino a trent’anni fa, mediamente, i pericoli per un giovane tra i 15 e i 25 anni erano limitati a una brutta sbronza, a una bravata, che sarebbe potuto sfociare in un incidente stradale causato dalla velocità o, nel migliore dei casi, in una ramanzina. Normalmente, a livello psicologico, l’azione “pericolosa” veniva innescata dalla necessità di mostrarsi col fine di essere accettati e accolti dal gruppo, per essere dei pari. Spesso i più scapestrati potevano far uso di droghe e divenirni conseguentemente dipendenti ma, di norma, il tossico non godeva di una buona reputazione e raramente poteva essere considerata una persona da emulare.
Oggi, invece, l’elenco delle possibilità di mettersi in pericolo per i “giovani” è maggiore perché afferisce all’ambito delle dipendenze. Ovvero condizionare la volontà del soggetto verso qualcosa che verrà percepito come indispensabile per la propria esistenza. La forbice dell’età da prendere in considerazione per la relazione sicurezza/giovani oggi è aumentata e le statistiche considerano i soggetti compresi tra i 10 anni e i 30 anni.
Inoltre, la possibilità di cadere nelle reti delle dipendenze riguarda tutti i ceti sociali, ovvero anche i giovani di “buona famiglia” considerati ben inseriti nella società. Ad esempio: studenti, ragazzi ben educati, ben vestiti e brillanti. Senza voler entrare nel campo scientifico, si può comunque richiamare la circostanza che il fenomeno delle nuove dipendenze è effettivamente considerato un pericolo in quanto le neuroscienze sono costantemente impegnate a codificare tutti i danni provocati dalle dipendenze, sia moderne che del passato, a livello cerebrale. Questo perché si assiste ad una vera e propria impennata dei casi di psicosi tra i giovani rispetto ad un tempo.
Cosa ha innalzato l’asticella dei pericoli da dipendenza per i giovani e la maggiore possibilità di incontrarli?
Sono vari i fattori. Alcuni connotano la nostra epoca e hanno sicuramente influito in tal senso. Ad esempio i mezzi di informazione come la rete, affiancato allo sviluppo tecnologico. Questi permettono, ormai anche ad un bambino, di avere immediato accesso a tutte le informazioni consentendo loro di interfacciarsi con complesse realtà virtuali capaci di interferire e condizionare le loro scelte, senza che vi sia alcun filtro da parte dei presidi familiari o istituzionali. Insomma è come pensare di mandarli nella foresta amazzonica senza una guida esperta che gli faccia evitare i pericoli e senza che alcun soccorritore possa intervenire per tempo.
**Cosa sta accadendo quindi? **
Se un tempo l’esistenza di un giovane era connotata perlopiù dalla presenza di presidi familiari e istituzionali che potevano garantire la protezione dai pericoli della società, oggi i giovani sono quasi completamente chiamati ad elaborare in autonomia, immagini, parole, modelli e comportamenti che li attraggono in maniera subdola e li spingono all’emulazione.
Questi, fanno presa perché, agli occhi di un giovane, appare l’unico modo perseguibile per essere accettato dal gruppo dei pari e, quindi, essere riconosciuto e gratificato. Il “like” sui social suggella questo meccanismo. L’assenza di like su un post può gettare nello sconforto più nero un adolescente. Alla fine, se ci pensiamo, il gioco è lo stesso di un tempo. Ma oggi la posta in gioco oggi è ben più alta. Basti pensare alle quantità di stimoli negativi (video, linguaggio, modelli consumistici) e nuove dipendenze emerse nella nostra epoca (droghe chimiche moderne, giochi azzardo, superalcoolici, cyberbullismo, sexting, shopping compulsivo, continuo controllo dello smartphone, vari social, mode del momento e, infine, sport estremi con allenamenti fino allo sfinimento.
Un particolare focus meritano le droghe moderne. Oggi non è più necessario rischiare come un tempo per averla. La compri su internet (darknet), costo a partire da 5 euro (equivalente la paghetta – per questo motivo tra i giovani è chiamata la dose del weekend) e, spesso, queste droghe nemmeno sono illegali perché non inserite nella tabella degli stupefacenti vietati in quanto vengono furbescamente modificate nella loro composizione molecolare da parte dei produttori. Inoltre, spesso i giovani non percepiscono il loro vero pericolo perché si presentano sotto forma di caramelline o francobolli simpatici ma, in realtà, i danni sono irreversibili.
Dall’esperienza maturata in questi anni posso affermare che l’emergenza più grande che affligge i giovani di oggi è l’assenza di presidi che li possano accompagnare verso un percorso di consapevolezza del mondo che li circonda. Le famiglie e le scuole appaiono piuttosto impreparate alle nuove sfide e, le prime, spesso sono loro stesse vittime dei sistemi di dipendenza. In varie occasioni i genitori sono più attenti allo smartphone che alle esigenze dei figli o di chi gli sta intorno. Quindi, affinchè i giovani non vengano “distratti” dalla loro esistenza interiore da parte di chi ne vuole fare solo dei consumatori passivi di divertimenti artificiali, la famiglia e la scuola devono riprendere il loro ruolo di presidi per lo sviluppo della loro personalità e traghettarli verso l’autonomia, gratificando maggiormente gli sforzi in tal senso. Certo ci vuole abnegazione e dedizione di tempo nei loro confronti.
Come aiutiamo i giovani oggi?
Per quella che è la mia esperienza nel campo, posso affermare che vi sono alcuni strumenti validi per aiutare in questo percorso di crescita sana. Uno è sicuramente lo sport, se praticato con equilibrio e l'altro, più innovativo, diretto e che può utilizzare anche il non sportivo, è la Stimolazione Neurale.
La Stimolazione Neurale combina un esercizio di meditazione quotidiana della durata di 5 minuti, volto ad allenare il cervello a “fermarsi” e riprendere l’attenzione verso il se, con la stimolazione di alcuni plessi nervosi al fine di armonizzare l’intero sistema, con favorevoli ricadute sulla sua funzionalità. La pratica di questa disciplina accompagna il giovane verso una maggiore consapevolezza di se e della realtà che lo circonda, rendendolo più attento nel riconoscere i pericoli.
In pratica cosa succede: tutti i sensi sono attivati in modo equilibrato e, in questa modalità, le decisioni vengono prese più coscientemente, ovvero con maggiore senso critico e percezione di quello che può fare bene o meno. Aiuta ad essere il protagonista delle proprie scelte allontanando le “distorsioni” provocate dalle miriadi di messaggi esterni. I comportamenti sono più regolari: c’è maggiore volontà, meno aggressività e disponibilità all’ascolto.
Concludo affermando che implementare il suo uso nelle scuole, in affiancamento alle altre attività e coinvolgendo anche i genitori, aiuterebbe il processo di deterrenza dei nuovi pericoli che siamo chiamati ad affrontare oggi.